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In Italia, durante il tardo medioevo, la musica ebbe un notevole sviluppo parallelamente all'affermarsi delle società comunali, come quella importantissima di Firenze, e delle prime signorie, come gli Scaligeri a Verona. In questi ambienti, da cui provengono le musiche di questo concerto, fiorì una grande arte, detta Ars Nova, che, sulla spinta teorico-pratica della vicina Francia tardo-gotica, si rinnovò nello stile innestandosi sulla pratica della monodia e del cantus planus binatim (l’ arcaica polifonia a 2 voci).

Innanzitutto, va menzionata l’importantissima realtà dell’
Università di Padova (e quella di Verona dal 1339), fertile terreno di illustre produzione intellettuale, da cui uscirono quei teorici-trattatisti trecenteschi come Marchetto, Prosdocimus, Antonio da Tempo, e non ultimo il veronese Gidino da Sommacampagna, funzionario della corte scaligera e autore del Tractato de li rithmi volgari sulla poesia per musica (senza dimenticare che il Veneto fu il più importante centro italiano per la raccolta dei testi e la produzione di manoscritti della lirica trovadorica del XIII secolo).

In seguito l’area di produzione e diffusione si spostò verso le più “libere” società comunali del Centro Italia, prima fra tutte Firenze, all’epoca certamente capitale della produzione artistica e culturale. Così, pur continuando a prevalere l’anonimato per una buona parte della produzione musicale, incominciarono ad emergere i primi nomi di compositori, tutti, o quasi, provenienti da ambienti clericali (gli unici capace di dare un’educazione completa, teorica e pratica nell’arte della musica) : Gherardello da Firenze, Lorenzo da Firenze, Niccolò da Perugia e, poi, il più famoso e prolifico, il grande Francesco Landini, di cui ci rimangono oltre 150 composizioni (su un totale di produzione italiana di 600 ca.).
La maggior parte di questi compositori lavorò soprattutto sulla ballata, espressione artistica per eccellenza di unione fra parola e musica; nata all’inizio del Trecento come canto monodico legato al ballo, la ballata passò in seguito, specie nell’elaborata esecuzione polifonica, a genere di puro ascolto, il cui soggetto cantato era prevalentemente l’amore e i temi ad esso collegati.
Importante è il riferimento alla Francia sia nel simulare lo stile francese di canto (per esempio in Amor mi fa cantar alla Francesca - cioè “alla francese”), sia nell'uso del “senhal”, un antico artificio dei trovatori per nascondere il nome della donna nei versi della poesia (Francesca in Amor mi fa cantar a la Francesca, Giovanna in Che ti ÇOVA NAscondere). Anche il madrigale, che nacque proprio in questo periodo, fu utilizzato per cantare l’amore, insieme a temi agreste-pastorali ed argomenti celebrativi; ma il madrigale fu abbandonato, nella seconda parte del secolo XIV, forse perché considerato troppo rustico e primitivo o anche troppo complesso, per dare spazio alla più agile e ritmica ballata.
Invece, le poche musiche strumentali per danza (ne sono conservate solo 15 in un codice ora al British Museum di Londra) si articolavano in lunghe istampite, dal carattere improvvisativo, ed in brevi ed incisivi saltarelli, sia binari (alla “tedescha”), che ternari, come quelli ancora in uso nella tradizione popolare del centro Italia. Dalle cronache del tempo sappiamo che molti giullari suonarono le musiche per le danze che animavano la vivace società trecentesca italiana e che molti poeti musicisti si cimentarono nel creare ballate e madrigali, magari improvvisando “a braccio”.
Luoghi d’incontro, in cui la musica era indispensabile, erano spesso i convivi, le cene, le feste, dove troviamo il gruppo dei pifferi (con gli strumenti più sonori : cennamelle, cornamuse, pifferi, trombe, tamburi) e, all’opposto, i giardini, luoghi isolati dal turbinio degli scontri politici dei cittadini, al riparo da guerre e pestilenze (come racconta per esempio, Giovanni Boccaccio nel suo “Decamerone”) con gli strumenti e le voci, dal suono più delicato.

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Nato nel 1984, l’Ensemble Micrologus è stato tra i primi a contribuire alla riscoperta della musica medievale.
Grazie a un rigoroso approccio filologico e alla ricostruzione di strumenti d’epoca, l’ensemble è in grado di ricreare le sonorità del tempo; l’indiscussa abilità è stata ben presto riconosciuta sia in Italia che all’estero, con tour in Europa, Nord Africa, Asia e Americhe e l’assegnazione di riconoscimenti nazionali e internazionali.

I Micrologus non sono stati però solo tra i pionieri della riscoperta della musica medievale: hanno saputo cogliere lo spirito con cui interpretarla oggi, portando il proprio esperimento sonoro anche all’interno di feste e rievocazioni storiche, a partire dal Calendimaggio di Assisi, e allestendo negli anni oltre trenta spettacoli diversi.

L’ensemble ha anche realizzato colonne sonore per il teatro e il cinema – la più nota, quella per "Mediterraneo"  di Gabriele Salvatores – e ha collaborato con importanti musicisti contemporanei quali i Fratelli Mancuso, Giovanna Marini, Banco del Mutuo Soccorso, Daniele Sepe, Vinicio Capossela.

I Micrologus possono contare sulla competenza in materia dei membri fondatori Patrizia Bovi, Gabriele Russo, Adolfo Broegg (scomparso prematuramente nel 2006) e Goffredo Degli Esposti.

Lunedì 14 Settembre 2020

ore 20:30

 

Genova

Chiesa di Santa Maria di Castello

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VENITE AMANTI

ALLA FESTA LEGGIADRA

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Ballate, madrigali e musiche di danza all'epoca di Boccaccio e Petrarca

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Concerto per l'inaugurazione della V stagione de La Voce e il Tempo

 

MICROLOGUS

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Patrizia Bovi canto, arpa, tromba medievale

Goffredo Degli Esposti flauto bicalamo, cennamella, cornamusa

Gabriele Russo viola, ribeca, tromba medievale

Enea Sorini canto, tamburelli, naccharoni, castagnette 

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